8 MARZO, e’ ancora sciopero generale USB
Per il sesto anno consecutivo USB risponde all’appello lanciato dal movimento Non una di meno proclamando lo sciopero generale di tutte le categorie, pubbliche e private, per la giornata dell’8 marzo 2022.
Sono passati 6 anni dalla scommessa di quel primo sciopero generale del 2017, che per la prima volta dopo tanti anni uscì dalla retorica di una ricorrenza rituale per illuminare tutti i nessi che ruotano intorno alla vita delle donne. Da allora molte cose sono cambiate ma soprattutto sono state rese tangibili dalla pandemia, che, come una cartina al tornasole, ha reso evidente e incontrovertibile quello che da sempre denunciamo: l’Italia come Paese fondato sul welfare familistico, che estrae incredibile valore economico dal lavoro di cura delle donne. L’Italia come Paese dove ogni giorno che passa si allarga la forbice retributiva, si creano rapporti di forza ricattatori nei posti di lavoro aumentando così il fenomeno delle molestie e che è disposto a sacrificare sull’altare della produzione e del profitto vite, sogni, speranze.
Da subito abbiamo allargato la visuale, guardando alla violenza sulle donne e di genere non come fenomeno emergenziale e irrisolvibile ma mettendo insieme il piano dell’indipendenza economica col piano delle reali misure per fuoriuscirne.
I femminicidi aumentano esponenzialmente perché esponenzialmente aumenta la ribellione ai legami violenti.
Vi è una stretta correlazione tra il peggioramento delle condizioni di lavoro, il mancato accesso al lavoro, la discriminazione economica e il percorso a ostacoli che una donna deve compiere per potersi liberare da legami violenti e salvarsi la pelle.
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USB Università: basta con le finte missioni di pace!
In questi giorni di guerra e di profonda crisi internazionale, come USB sentiamo l’esigenza di sottolineare un’urgenza: l’urgenza della pace. Crediamo che l’unica soluzione possibile sia quella di ricorrere a tutti i canali diplomatici per trovare una ricomposizione pacifica del conflitto, senza dover ricorrere all’utilizzo delle armi.
A tal proposito, stigmatizziamo la scelta sciagurata del Governo Draghi e dell’Unione Europea di contribuire a soffiare sul fuoco ed alimentare la guerra. Irresponsabile la scelta del Governo, che utilizza il pretesto della guerra per estendere fino al 31 dicembre lo stato di emergenza qui in Italia, sottraendo inoltre notevoli risorse al nostro Paese, già in profonda crisi, per impiegarle in armamenti da inviare in Ucraina. Non in viveri, medicinali e beni di prima necessità, ma in armi!
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USB P.I. ha lanciato la petizione:
SFIDUCIAMO IL MINISTRO BRUNETTA!
BRUNETTA, IL MINISTRO NO SMART
Il Ministro Brunetta non perde occasione per attaccare i dipendenti pubblici ed ora che la pandemia sembra debba essere archiviata per decreto di governo, nonostante l’alto numero di contagi e la drammatica conta giornaliera dei morti, ritorna alla ribalta con un’intervista a Sky Tg 24 nella quale accusa lo
smart working di essere una copertura al far finta di lavorare quando invece basta star chiusi in casa col telefonino sulla bottiglia del latte!
Ora, sarebbe perfino facile rispondere ad una narrazione offensiva e ideologica tesa al solo screditamento dei lavoratori pubblici, ma come si fa a rimanere seri con chi, con piglio da invasato, venera Draghi e i vaccini, magnifica il record del PIL, autoincensa il suo governo per essere stato quasi il più bravo nella gestione della pandemia e dichiara quest’ultima, di fatto, superata, mentre tutto il Paese continua a stare in fila davanti alle farmacie e a combattere con i figli in DAD?
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Ci siamo, dal 1° febbraio iniziano i controlli sulla vaccinazione obbligatoria del personale dell’Università con provvedimenti sanzionatori per i lavoratori che non risultano vaccinati che stanno generando panico e confusione.
Nonostante in quasi due anni di emergenza pandemica TUTTO il personale ha permesso il funzionamento degli Atenei, anche grazie al ricorso al lavoro agile e alla didattica a distanza, invece di migliorare le strutture universitarie per renderle più sicure, invece di investire sul lavoro agile anche attraverso l’implementazione della strumentazione e dei sistemi informatici, il Governo ha scelto la scorciatoia della sospensione dal lavoro e dal salario del personale non vaccinato delle Università.
Addirittura, potrebbe essere sospeso chi non lavora fisicamente nelle sedi universitarie, potendo svolgere il lavoro a distanza, solo perché ha deciso di non vaccinarsi.
Le disposizioni prese non hanno una ragione sanitaria, poiché i lavoratori strutturati sono solo una parte di coloro che frequentano gli atenei. Ad esempio, sono esclusi dall’obbligo vaccinale i lavoratori atipici (Borsisti, Assegnisti, CO.CO.CO etc) e gli addetti alle attività esternalizzate che lavorano nelle università, per cui si fa davvero fatica a cogliere il senso di queste misure estreme.
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