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Sabato 4 dicembre “NO DRAGHI DAY”: 23 piazze italiane contro le politiche antipopolari del governo

 

 

Di fronte al crescente carovita, che vede ad esempio l’aumento dei costi delle utenze energetiche e del prezzo dei carburanti, la situazione che si prospetta per i lavoratori della Pubblica Amministrazione è di sostanziale stallo, se non addirittura di pericoloso arretramento.

Infatti, se da un lato le retribuzioni del personale universitario sono le più basse rispetto agli altri comparti del Pubblico Impiego, dall’altro lato siamo preoccupati perché ancora non è stata avviata nessuna trattativa per il rinnovo del CCNL UNIVERSITÁ.

Anche quanto emerge dalla trattativa in corso per il rinnovo del contratto delle Funzioni centrali non ci rassicura per le ricadute a cascata anche sul rinnovo del CCNL UNIVERSITÁ.

Il CCNL Funzioni centrali rappresenta tradizionalmente il primo contratto collettivo che viene firmato per la Pubblica Amministrazione, facendo poi da riferimento per gli altri comparti.
La proposta dell’ARAN, bocciata da USB, è quella di uno smantellamento della retribuzione tabellare. Una parte consistente della retribuzione, quella direttamente legata alla crescita professionale, sarà sottratta alla retribuzione stipendiale e inserita in una nuova voce stipendiale, denominata “differenziale stipendiale, nella quale confluiranno anche i futuri passaggi economici.  Una operazione, secondo USB, che getta incertezza sulle dinamiche future di una gran parte della nostra retribuzione.

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All’ARAN sono iniziate le trattative per il rinnovo del contratto nazionale 2018/21 dei comparti del Pubblico Impiego, come è prassi ormai, alla vigilia della loro scadenza (31/12/2021).

Ma si sono dimenticati dell’UNIVERSITA’ che fa parte del “COMPARTONE” con Ricerca, Scuola e AFAM.  Difatti è l’unico contratto che non parte!

Forse si sono resi conto che è demenziale tentare di unificare in un contratto nazionale condizioni di lavoro così diverse tra loro, come quelle della Scuola e quelle dell’Università e della Ricerca.

Non per niente, il Personale Tecnico-Amministrativo e Bibliotecario dell’Università ha i salari più bassi tra i dipendenti del Pubblico Impiego, al contrario di quanto succede in Europa.

Questo squilibrio non può essere sanato con le risorse insufficienti destinate dal MEF al rinnovo contrattuale. USB rivendica e si impegna a mettere a disposizione tutte le forze utili per un RINNOVO CONTRATTUALE VERO per il personale dell’Università, a cui dovrà essere riconosciuto il contributo dato per il funzionamento degli Atenei, al pari di quanto riconosciuto al personale docente universitario.

USB P.I. Università sostiene, pertanto, la lotta dei colleghi del Comparto Funzioni Centrali chenell’ambito delle trattative aperte per il loro rinnovo contrattuale, USB ha chiamato allo SCIOPERO per l’intera giornata di oggi 26 novembre.

Per un contratto che fa da apripista a quello di tutti gli altri comparti, lo SCIOPERO di USB FUNZIONI CENTRALI, non può che avere obiettivi comuni a tutto il Pubblico Impiego.

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pubblicato il 27 Ottobre, 2021

Riprende l’attività in presenza, siamo ritornati alla normalità … ma il trattamento del personale TAB di questo ateneo è confinato nel dimenticatoio.

Il 7 settembre  i rappresentanti sindacali sono stati convocati ad un incontro con i vertici dell’ateneo. Abbiamo saputo che dal 15 di settembre il personale sarebbe rientrato in presenza, rimanendo solo al 20% in smart working perché con il green pass sarebbe stata garantita la sicurezza.  Su richiesta sindacale, però, il rientro è stato posticipato per dare la possibilità al personale di organizzarsi, visto che il 15 coincideva anche con la riapertura delle scuole.
E’ stata comunicata la programmazione periodica di incontri sindacali a scadenza quasi settimanale, da tenersi già dal mese di settembre, per definire il contratto integrativo 2021 e chiudere alcune partite ancora aperte del contratto 2020. Insomma, ripresa delle attività a pieno regime.

Che cosa è successo, invece? NULLA!            

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pubblicato il 10 Ottobre, 2021

Nessuna agibilità ai fascisti: lo sciopero generale dell’11 ottobre rimetterà al centro i veri problemi del Paese

Ancora una volta i fascisti provocano in tutta Italia scontri e danneggiamenti che contribuiscono ad alzare una cortina fumogena sull’operato del governo Draghi che si appresta a gestire i miliardi del PNRR attaccando i diritti dei lavoratori e delle classi popolari.

Condanniamo l’assalto fascista alla sede nazionale della Cgil, a cui esprimiamo solidarietà, che ha padri e madri e che per fortuna non si è concluso tragicamente, come invece avvenuto alla Casa dei Sindacati di Odessa ad opera dei fascisti ucraini.

Anni di tolleranza e complicità di larghi settori della borghesia italiana e dei loro partiti, l’impunità consentita ai comportamenti razzisti e sessisti, l’utilizzo spregiudicato dei fascisti in funzione antipopolare sono alla base degli avvenimenti di sabato e dei giorni scorsi.

Per questo è necessario continuare a rafforzare le lotte contro le scelte del governo Draghi, nuovo plenipotenziario europeo, sconfiggendo le sue scelte odiose che attaccano l’occupazione, il salario, le pensioni, il diritto alla casa.

Lo sciopero generale nazionale di lunedì 11 ottobre proclamato dal sindacalismo di base rimetterà al centro i veri problemi del Paese e non consentirà alcuna agibilità ai fascisti, comunque mascherati.

Unione Sindacale di Base

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